11 febbraio 2012

Mancanza di lettori in Italia? Questione di abitudine.


Per chi segue le chiacchiere letterarie che vengono scambiate su Twitter, ieri è stata avviata una discussione riguardante i prezzi dei libri (hashtag #carilibri), durante la quale i punti più toccati sono stati le differenze tra versione cartacea ed elettronica delle opere letterarie, la qualità dei prodotti, le motivazioni che spingono gli editori a tenere alti i prezzi dei libri, oltre ad altre più disparate argomentazioni.

Non voglio sbilanciarmi troppo sul costo dei libri e degli ebook perché non sono un editore (d'altronde ognuno sa del proprio mestiere), ma la discussione ha risvegliato in me una domanda che mi sono posta molte volte.

Perché in Italia si legge poco? Ci sono state decine, probabilmente centinaia di persone che prima di me hanno affrontato questo argomento, ma in questa sede ancora nuova ci tengo a esprimere il mio pensiero.

Questione di prezzi dei libri (e qui mi ricollego alla discussione di cui parlavo sopra)? Anche, ma non solo. Non trovo che il prezzo sia la causa scatenante del basso numero di lettori italiani, perché se una persona volesse comprarsi un libro potrebbe rinunciare a un abito firmato, a un paio di scarpe o a una cena fuori. Io l'ho fatto diverse volte. Oppure, in mancanza di soldi (d'altronde siamo in periodo di crisi economica), le biblioteche pubbliche possono risolvere il problema.

No. Il grattacapo non sta in questi termini. Io credo che la poca lettura in Italia sia causata da una bassa educazione in tal senso.

Generalmente, le persone imparano l'educazione da piccole. Sono i genitori che le guidano nei primi anni della loro vita e da essi i bambini ereditano tante conoscenze: la via migliore di rapportarsi con le altre persone, una visione diversa del mondo, il modo di affrontare la vita, i metodi in cui trascorrere il proprio tempo.

I miei genitori non sono lettori forti (almeno non di libri. In compenso divorano giornali e riviste). Non sono stati loro a dare il via alla mia abitudine di lettura, anche se l'hanno assecondata dopo il suo inizio, e per questo li ringrazio.

Allora da dove è nata la mia passione per la lettura?

Ho frequentato le elementari nel mio paese natale, un comune montano di media grandezza. Là ce n'erano diverse, di scuole, e c'era anche (c'è ancora) una biblioteca. Quando frequentavo le elementari (e non parliamo di secoli fa, chiariamoci), le cose erano un po' diverse; a livello di economia, di modo di vivere, di tecnologia e informazione. Forse è a causa di queste differenze che il mondo non funziona più come allora. Da un certo punto di vista è triste, ma è anche un dato di fatto che non si può cambiare.

Quando andavo alle elementari, la scuola teneva delle collaborazioni con la nostra biblioteca comunale. Sto parlando del mio paese natale, e magari negli altri comuni d'Italia era diverso. Non so, ma non credo. Le collaborazioni con la biblioteca venivano fatte per avvicinare i bambini alla lettura. Venivano organizzate visite, giochi, laboratori. Non era impegnativo, solo un paio di visite al massimo. Ma credetemi, hanno funzionato. Altrimenti non sarei qua a scrivere. E non sono l'unica su cui questa operazione ha avuto buoni frutti. Conosco miei coetanei, e anche chi di anni ne ha qualche d'uno in più e qualche d'uno in meno, che come me hanno mantenuto l'abitudine della lettura.

La mia è nata da quella visita. Prima non ero mai stata nella biblioteca del mio paese. Non avevo sfogliato molti libri, perché in casa mia non ce n'era l'abitudine. Durante quella prima gita in biblioteca, fatta con la mia classe delle elementari, ho portato a casa un libro in prestito, il primo di narrativa che io abbia mai letto. Era un libro d'avventura e l'ho trovato meraviglioso. Da lì non ho più smesso di prendere libri in prestito e, soprattutto, di leggere.

Prima parlavo di come i bambini acquisiscano la propria educazione dai genitori. È vero, ma non del tutto. Soprattutto in un mondo come quello in cui viviamo oggi, un mondo dove l'informazione si trasmette in pochissime manciate di attimi, dove le nuove tecnologie nel giro di una settimana non sono già più nuove, dove tutti interagiscono con un numero di persone che va ben oltre ai vicini di casa e ai compagni di scuola, i genitori non sono le uniche figure da cui i bambini imparano la propria educazione. Già nel passato ma ancor più adesso, vengono influenzati da agenti esterni e vedono quello che il mondo può offrire nella sua vastità sempre in continua crescita.

Legato a questa consapevolezza, volevo continuare con il mio esempio personale. A cavallo tra il 2009 e l'inizio del 2010, ho trascorso un anno di servizio civile in quella biblioteca dove la mia abitudine di lettrice è cominciata. Un anno dove ho capito molte cose e provato emozioni infinite (ma di cui vi parlerò un'altra volta, altrimenti il post non finisce più). Lì ho scoperto una triste verità che mi ha spezzato una parte del mio cuoricino: le classi scolastiche avevano ridotto drasticamente le visite in biblioteca. Perché? Perché mancavano soldi e personale per farlo.

Ora, non voglio soffermarmi sull'argomento dei tagli alla cultura sempre per questioni di lunghezza del post, ma questa notizia mi ha intristito e mi ha fatto riflettere. Intristito perché ho ripensato ai momenti in cui feci la mia prima visita in biblioteca e a quanto mi divertii. Riflettere perché questa mancanza ha un significato più profondo.

E qui torno al discorso dell'abitudine alla lettura. Da qualche parte bisogna pur prenderla quest'abitudine, non credete? Poiché non scende certo dal cielo a illuminarci come la luce divina. E se a trasmetterla non sono le figure preposte alla nostra educazione, chi può insegnarcela?

Se i genitori non suggeriscono l'abitudine alla lettura perché neanche loro ce l'hanno (e forse questo è un male storico), da dove la acquistiamo? E se neanche le scuole ce la insegnano, chi rimane? La televisione? Quanti programmi televisivi parlano di libri? Anche questa è una pecca italiana, ma ahimè...

La lettura è un'abitudine che va acquisita, e se succede da piccoli è meglio. Così essa ha il tempo di radicarsi e crescere. Come una pianta.

A mio parere, questo è il principale motivo per cui in Italia si legge poco: manca l'abitudine e chi dovrebbe trasmetterla lo fa sempre più raramente. Parlo di genitori e di scuole, due entità che insegnano l'educazione ma ne trascurano una parte: quella del piacere, e dell'importanza, della lettura. Lettura piacevole, fatta per il diletto personale. Lettura leggera o impegnata, di qualsiasi genere e lingua, ma pur sempre lettura.

3 commenti:

Grazia Ciavarella ha detto...

La penso anch'io come te, Fede: alla lettura si deve essere educati.
Approcciando il bambino con metodo, lo si stimola. Purtroppo, chi dovrebbe occuparsene, va di fretta; viviamo in una società in cui gli individui sono sempre così indaffarati, così presi dagli impegni, che lasciare il bambino con un joystick tra le mani, è più semplice.

Laura Bf ha detto...

Anche da questa prospettiva, il mondo sta andando a rotoli. Io ho iniziato a scrivere e a disegnare quando andavo alle elementari (scrivevo e disegnavo malissimo, per l'appunto) eppure ho iniziato a leggere molto a partire dai nove anni... e non per merito dei miei genitori, ma grazie alla mia curiosità. Volevo leggere e scoprire tante cose. Alla fine ho capito che leggere è la cosa più bella del mondo. Mia sorella, al momento, non è interessata né ai fumetti né ai libri ma alla Wii. Onestamente spero che anche lei cambi idea e si metta a leggere... magari fra un paio di anni.

MASSIMILIANO PRANDINI ha detto...

Ciao ho trovato questo tuo blog venendo da anobii (dove ti ho appena amicizzato...). In tutta sincertià non saprei dire se in Italia si legga poco o tanto, bisognerebbe capire "rispetto a cosa". La maggior parte delle persone che io conosco leggono almeno qualche libro all'anno. Qualcuno due, qualcuno trenta. Certo chi legge pochi libri va tipicamente su titoli di ampio consumo. E c'è anche da dire che l'offerta è veramente sterminata... basta fare un giro al BUK per capirlo.
Certamente se le scuole si sforzassero di più di iniziare alla lettura i bambini sarebbe una gran cosa, se tagliare ha siginficato tagliare su queste cose... beh questo sicuramente è un problema. Ci aggiungerei anche che se alle medie e alle superiori ci si sforzasse non dico si "sostutuire" ma almeno di "affiancare", al programma di letteratura borbonico che tutti abbiamo fatto, anche uno un po' più a misura di adolescente già ci sarebbe un "salto di quantità" notevolissimo. Ma chissà, magari questo ora accade un po' di più, io ho finito le superiori nel '96 per cui non sono molto aggiornato...

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